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Guido CADORIN

 

Guido Cadorin (Venezia 1892 - 1976) nasce da un'antica famiglia di artisti, scultori e architetti.
Figlio di Vincenzo, noto scultore-artigiano del marmo, è l'ultimo di quattro figli, tutti vissuti all'insegna dell'arte.
Già allievo di Cesare Laurenti inizia giovanissimo a dedicarsi alle arti applicate e, a soli 17 anni, esordisce esponenendo alla Biennale di Venezia del 1909, nella sala dedicata al padre, alcuni mobili dipinti, riscuotendo subito importanti apprezzamenti.

Nel 1911 espone alla mostra romana dedicata al cinquantenario dell'Unità d'Italia, tre dei suoi quadri.
Nel 1915, alla Mostra della Secessione Romana, ha una sua sala personale.
Al termine della prima guerra mondiale decora e arreda la villa del conte Papadopoli a Vittorio Veneto, villa che verrà parzialmente distrutta e saccheggiata durante la seconda guerra.
Nel 1920 gli viene affidata la sistemazione delle sale della Biennale di Venezia e nel '22 espone, nelle stesse sale, una fontana con pannelli in stucco e mosaioco oltre ad alcuni vasi in maiolica da lui disegnati.

Nello stesso anno espone alla Galleria Pesaro di Milano mobili, vetri e ceramiche.
Dal 1921 inizia una saltuaria collaborazione con
Giacomo Dolcetti cuocendo alcuni lavori nei forni della sua "Bottega del Vasaio" di Venezia.
Nel 1923, alla prima edizione della Biennale di Arti Decorative di Monza, espone ancora una serie di ceramiche dipinte a mano, alcuni mobili, vasi, un lampadario, una fontana in mosaico e alcuni vasi in vetro realizzati dalla vetreria Toso di Venezia.
Nello stesso anno espone anche alla Galleria Pesaro di Milano, in Olanda, in Belgio e negli Stati Uniti.
Colpito dalla sua arte, nel 1924 Gabriele d'Annunzio gli affida la decorazione della sua camera da letto, la "Zambra del Misello", nella sua villa a Gardone.
Nel 1925 è ancora presente con alcune ceramiche alla Biennale di Monza.
Dal 1928 al 1962 insegna decorazione e pittura all'Accademia di Venezia.
Nel 1934 la Biennale di Venezia dedica ai suoi lavori un'intera parete e nelle edizioni del 1938 e del 1942, un'intera sala.
Nel dopoguerra due suoi quadri entrano a far parte della collezione Verzocchi, oggi conservata alla Pinacoteca Civica di Forlì.

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